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STORIA DEL CORO
Ricercare le radici della Corale estrapolandola dalla realtà che in quel tempo si viveva, significherebbe commettere un'ingiustizia.
Siamo nel 1893 in un paese a metà tra la collina e la pianura dove la concentrazione demografica era maggiore verso nord, attorno alla chiesa parrocchiale e alla villa Torrigiani. Lì in un antico borgo detto" Parigi" la vita sociale si svolgeva attorno alle sue botteghe (osteria, barbiere, sarto, etc.) che costituivano i più importanti centri di aggregazione e scambio culturale.
Un altro ruolo importante è stato giocato dal focolare intorno al quale i contadini si riunivano, la sera, "a veglia" magari in compagnia di un fiasco di vino (picciolo), In questo contesto di vita contadina, sembra che il fondatore del Coro, sia stato un certo Sebastiano Martinelli detto "Dorin", un suonatore di fisarmonica a orecchio,appassionato del canto, che si trova alla direzione dello stesso fino agli anni venti. L'organico era naturalmente solo maschile e il repertorio strettamente religioso utilizzato per solennizzare le celebrazioni liturgiche; ma a fianco del repertorio ufficiale iniziava a prendere piede un altro. Quando i coristi si ritrovavano nelle sere del sabato e della domenica, i canti cambiavano sicuramente genere: a canti di tradizione popolare, si affiancavano, ed erano il piatto forte, gli "stornelli" intonati da un solista e il coro ne cantava il ritornello.
Intorno al '20 e fino al '28, la direzione della Corale fu assunta dal pievano di Collodi, Don Felice e proseguita poi dal fratello.
Con il maestro Oreste Giusfredi, alla guida della Corale dal '28 fino al '72, si ha una svolta. Ha la capacità di raccogliere il fermento culturale che stava emergendo, ovvero l'interesse per l'Opera e in particolare per l'Operetta. Sotto la sua abile guida, attua una notevole evoluzione, ampliando il repertorio con l'acquisizione di canti di ispirazione popolare imparati talvolta a orecchio o in qualche prova ufficiosa a casa del maestro, nel canto del fuoco, con due olive in salamoia e un fiasco di vino. La Corale raccogliendo i frutti di un grande miglioramento, acquista notorietà anche fuori dal territorio lucchese. Musiche da operetta, concerti, rassegne corali, erano le tre forme di attività con cui si esprimeva. I frutti arrivarono nel '30 e nel '34 dove presenta Don Pasticcio e Acqua Cheta e nel '33 e '36 ottenendo due secondi premi a concorsi corali provinciali. (foto 1)
Negli anni della guerra, il repertorio è esclusivamente religioso e le apparizioni sono
solo in occasione di festività. 4
Passata la guerra e rimarginate le ferite, sono i giovani che sorretti dalla voglia di vivere e dalla speranza di un futuro migliore, si ritrovano, la sera, nel prato sotto i cipressi dello stradone, a cantare insieme e a rispolverare tutti i vecchi canti lanciati dalla Corale.
Nel '47 riapre i battenti, sospinta da un grande entusiasmo, con una riedizione dell'Acqua Cheta culminando nel '51 con la partecipazione alla trasmissione radiofonica della Rai "il microfono è vostro".
In questo periodo il repertorio si arricchisce di brani scritti da autori del paese e musicati appositamente per il Coro, da maestri lucchesi, dai quali trasparisce lo sfondo del paesaggio e della gente camiglianese. A coadiuvare il maestro Giusfredi, è Duilio Santini, un uomo molto amato e stimato, dalle molteplici sfaccettature culturali dovute ai suoi innumerevoli interessi che spaziano dal campo musicale alla letteratura italiana, latina e greca. (foto 2)
Negli anni più recenti si succedono alla guida il M° Battistoni coadiuvato da Mariano Giusfredi, figlio d'arte, e nel '75 prende la direzione Padre Natale Cocci con l'aiuto in seguito del M° Luigi della Maggiora.(foto 3)
Il M° Cocci, accentuò il carattere "popolare" del repertorio, riscoprendo e valorizzando musiche del folklore locale e mantenendo vivo anche il canto religioso. Dal 1989 prende le redini della Corale il M° Luigi Della Maggiora offrendo il proprio contributo nel continuare la tradizione arricchendo il repertorio sia con canti religiosi che con altri che provengono e dalla riscoperta dei pezzi del passato, e da una ricerca di brani che appartengono alla nostra terra; non mancano certo composizioni scritte o elaborate da lui stesso appositamente per il nostro coro, tra cui spicca il Notturno Camiglianese considerato quasi la nostra colonna sonora. In questo clima di ripresa delle tradizioni abbiamo raggiunto due traguardi importanti l'incisione di due dischi. Il primo quasi alla fine degli anni '80 e precisamente nel 1988 dal titolo "Su pei vigneti un cantico" che raccoglie una parte del repertorio frutto della collaborazione tra i due direttori di questo periodo. Il secondo,a distanza di pochi anni, ma non poteva essere altrimenti,nel 1993 dal titolo "Sotto i cipressi di Camigliano" che, presentato nell'anno del centenario, rappresenta il frutto dei nostri sforzi ma in particolar modo, la volontà di non perdere un patrimonio vocale altrimenti affidato al solo ricordo.
Un grande entusiasmo ci ha condotto fino al centenario per il quale i festeggiamenti hanno occupato l'intero anno, coinvolgendo realtà vicine ma anche e soprattutto lontane.
La Rassegna Corale Camiglianese che si svolge in due serate, una in luglio e l'altra in ottobre, si trasforma piano piano in un convegno di più ampio respiro,ospitando gruppi corali fuori della nostra regione e nazione. Sono occasioni queste di scambio culturale e di confronto per crescere, per guardare sempre avanti, con ambizione e voglia di migliorarsi. Questo slancio oltre i nostri confini, ci ha portato ad incontrare gruppi di notevole livello tra cui amiamo ricordare il Golden Gate di S: Francisco, altri cori americani che ultimamente stiamo ospitando e altri gruppi italiani tutti sicuramente di ottima levatura musicale; il gemellaggio promosso dall'Amministrazione Comunale con una città francese e una tedesca e la nostra partecipazione ad una Rassegna che si è svolta al Teatro Regio di Parma che ricordiamo con grande piacere ed emozione.
Tutti questi scambi hanno arricchito il nostro coro non solo dal punto di vista umano ma anche culturale in quanto oltre ad entrare in contatto con realtà diverse dalla nostra, abbiamo inserito nel repertorio canti che sono il frutto di queste esperienze e che ogni volta che li cantiamo, contribuiscono a rinverdirle, (foto del centenario) Il clima ottimistico del centenario ha portato anche un altro frutto.
Dal 1997 è attiva all'interno della Corale, una sezione maschile " Le Pizzorne" nata grazie alla passione dei nostri coristi verso i canti della montagna.Il nome è evocativo della realtà che comprende;infatti le Pizzorne è l'altopiano che sovrasta e abbraccia la piana di Lucca da cui provengono i cantori che appartenendo a realtà corali diverse dalla nostra, hanno in comune la stessa passione e voglia di cantare. (foto 4)